Agata e la tempesta

Regia: Silvio Soldini;  fotografia: Arnaldo Catinari; sceneggiatura: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Francesco Piccolo: montaggio: Carlotta Cristiani; scenografia: Paola Bizzarri; costumi: Silvia Nebiolo; musica: Giovanni Venosta; interpreti: Licia Maglietta, Emilio Solfrizzi, Giuseppe Battiston, Claudio Santamaria, Marina Massironi, Pippo Santonastaso, Remo Remotti, Giselda Volodi, Fausto Russo Alesi; produttori: Luigi Musini, Roberto Cicutto, Tiziana Soudani; produzione: Albachiara, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, TSI (Zurigo), Amka Film (Savosa), Mercury Film Productions (Londra), in associazione con Lumière & Co.; nazionalità:  Italia - Svizzera-  Gtan Bretagna; anno di produzione: 2004; durata: 118 min.

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Con Agata e la tempesta Silvio Soldini riprende la strada della commedia sentimentale, che ha imboccato con Pane e Tulipani e momentaneamente abbandonato con Brucio nel vento (2002). Il film si muove fra Genova e la bassa padana. La prima, colta con gusto in pochi scorci tutt’altro che turistici, rappresenta l’attivismo, la concretezza, la ragionevolezza. La seconda, assolata e piana, è il luogo della fantasia, della sorpresa, del sogno. Gustavo è un architetto affermato, sua sorella Agata una libraia raffinata e appassionata. La loro vita è sconvolta dalla rivelazione che lui è stato venduto, a quelli che ha sempre creduto i veri genitori, da una contadina povera emiliana che lo aveva avuto dopo una notte d’amore con un bracciante. L’incontro con un fratello padano e con il padre carnale unisce, dopo il primo sconcerto, una sorta di nuova famiglia in cui si equilibrano ponderatezza e fantasia, realismo e sogno. Il film non è perfetto e, in alcuni momenti, fatica a mantenere la retta via stilistica, ma offre un bilancio complessivo d’ottimo livello. Lo percorre uno sguardo d’amore che rende solare Licia Maglietta che, nella vita, è la compagna del regista. L’invito a combattere il grigiore e la parsimonia dei sentimenti con folate d’affetti colorati è più che salutare e segnala un autore e un’opera che ricordano i migliori punti di forza del nostro cinema.

 
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