Al vertice della tensione (The sum of all fears)

Regia: Phil Alden Robinson; soggetto da un romanzo di Tom Clancy; sceneggiatura: Paul Attanasio, Daniel Pyne; interpreti: Ben Affleck,  Morgan Freeman,  James Cromwell, Liev Schreiber, Bridget Moynahan,  Alan Bates, Ciarán Hinds, Philip Baker Hall, Becker Ron Rifkin, Bruce McGill, Revell Colm Feore, Josef Sommer, Ian Mongrain, Russell Bobbitt, Ken Jenkins, John Beasley, Al Vandecruys, Richard Cohee, Philip Pretten, Alison Darcy, Richard Marner, Ostap Soroka, Robert Martin Robinson, Dale Godboldo, Lee Garlington, Jamie Harrold, Stefan Kalipha;  produttori: Tom Clancy, Stratton Leopold, Mace Neufeld, musica originale:  Jerry Goldsmith; fotografia: John Lindley; montaggio Nicolas De Toth Neil Travis; ricerca attori: Mindy Marin; scenografo; Jeannine Claudia Oppewall; direzione artistica: Isabelle Guay, Andrew Neskoromny, Claude Paré, preparazione set: Cindy Carr; costumi: Marie-Sylvie Deveau; trucco: Susan A. Cabral; nazionalità: USA; durata: 132 min.; anno di produzione 2002.

URL: http://us.imdb.com/Title?0164184
URL: http://www.sumofallfearsmovie.com/
TRAILER

Tom Clancy si colloca, fra gli autori di spy stories, sul versante più conservatore. Il suo personaggio guida, l’agente della CIA Jack Ryan (Caccia a Ottobre Rosso, 1990, Giochi di potere, 1992 – Sotto il segno del pericolo, 1994), incarna bene l’immagine dell’americano medio, solitamente tranquillo e pacifico, ma pronto a trasformarsi in superuomo se si mettono in discussione patria e bandiera. Così è anche in questo “Al vertice del potere” che, cronologicamente precede gli altri tre film due, infatti vi incontriamo il futuro superagente mentre compie i primi passi in carriera e, tanto per cambiare, salva il mondo da una terza guerra mondiale – anche se al prezzo qualche milione di morti – scatenata da un bieco neonazista che si è impossessato di una bomba atomica persa, nel 1973, dall’aviazione israeliana durante la guerra dello Yom Kippur. La filosofia da pretoriano invincibile della superpotenza è sempre la stessa, ma bisogna riconoscere la maestria della confezione che riesce, con ingredienti già conosciuti, a catturare l’attenzione dello spettatore e a fargli passare un paio d’ore senza che neppure se ne accorga. In questo un ruolo fondamentale lo hanno gli scenari miliardari e la sapienza di un montaggio che non concede pause. Unico zoppicamento un cast che, escluso, l’ottimo Morgan Freeman, non brilla per capacità né simpatia. Dirige Phil Alden Robinson, che si è fatto le ossa con le miniserie televisive.

 
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