Alila

Regia: Amos Gitai; sceneggiatura: Marie-Jose Sanselme, Amos Gitai; soggetto dal romanzo omonimo di  Yehoshua Kenaz; interpreti: Yaël Abecassis, Ronit Elkabetz, Liron Levo, Keren Mor, Uri Klauzner, Hana Laszlo ; produttori: Amos Gitai, Alain Manou-Mani, Michel Propper; fotografia: Renato Berta; montaggio: Monica Coleman, Kobi Netanel; scenografo: Miguel Markin; direzione artistica: Miguel Markin; costumi: Laura Dinolesko; siono: Alex Claude; società di produzione: MP Productions; nazionalità: Israele/Francia; anno di produzione: 2003; durata: 122 min.

URL: http://www.imdb.com/title/tt0349079/

Con Alila (Caos, in ebraico) Amos Gitai, muovendosi sulle tracce del romanzo omonimo di Yehoshua Kenaz, traccia un vasto quadro della società israeliana. Lo fa spaziando dalle ossessioni del passato al fondamentalismo religioso, dalla guerra alla vita di tutti i giorni. Al primo piano di un palazzo, situato alla periferia di Tel Aviv, abita un gruppo di personaggi variamente indicativi della realtà israeliana. C’è Aviram che vive solo con il cane, una donna, ufficiale di polizia, autoritaria, corrotta e razzista, il vecchio Schwartz che vorrebbe finire in pace i suoi giorni, ma tutto congiura a turbale la sua serenità, la domestica filippina che lo accudisce, che parla inglese e lo assiste con freddezza mercenaria, il muscoloso Hezi, che ha affittato sottobanco un minilocale per farne un nido amore da dividere con l’amante, un gruppo di cinesi, immigrati clandestini, che lavorano a costruire un vano abusivo per allargare l’appartamento della poliziotta. Da questo microcosmo il regista trae uno spaccato a mosaico della complessa realtà del paese. E’ un ampio affresco segnato da contraddizioni religiose, scontri di memoria, scelte morali opposte. Un’opera interessante e ben riuscita che ci aiuta a capire una nazione complessa quanto poche altre.

 
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