Bombón, el perro

Titolo originale: El perro; regia: Carlos Sorin; sceneggiuatura: Santiago Calori, Salvador Roselli, Carlos Sorin; produttori: Marcelo Acosta, Óscar Kramer, José María Morales; musica: Nicolas Sorin; fotografia: Hugo Colace; montaggio: Mohamed Rajid; scenografo: Margarita Jusid costumi: Ruth Fischerman interpreti: Juan Villegas, Walter Donado, Gregorio (Bombón), Rosa Valsecchi, Mariela Díaz, Sabino Morales, Claudina Fazzini, Kita Ca, Carlos Rossi, Leda Cacho, Micol Estévez, Rozas Denis, Andrea Suárez; nazionalità: Argentina - Spagna; anno di produzione: 2004; durata: 96 min.
URL: http://www.imdb.com/title/tt0420548/
TRAILER

Bombón, el perro (Bombón, il cane) di Carlos Sorin conferma la grazia e leggerezza di tocco del regista di Historias mínimas (Piccole storie, 2002). Questa volta a girovagare per il desolato territorio patagonico è un benzinaio disoccupato riciclatosi in venditore di coltelli artigianali. Un giorno aiuta una ragazza in panne, questa lo invita a casa e sua madre gli regala un cagnone argentino con tanto di prezioso pedigree. L'animale, incredibilmente mansueto nonostante l'aspetto, suscita le mire di un allevatore che convince il nuovo padrone a farlo partecipare ad un concorso. L'animale vince, ma da li iniziano i guai con risse, arresti e via elencando. Si separa dall'animale che, fra l'altro rifiuta ostentatamente di funzionare da riproduttore, ma ne sente la nostalgia e torna a cercarlo. Quando lo ritrova, lo scoprirà intento ad accoppiarsi con una cagnetta proletaria. Ora stanno nuovamente assieme, lui al volante l'animale regalmente seduto sul seggiolino del passeggero. Ritorna nel film anche il tema del cane, già usato come filo conduttore in Piccole storie, ed assume, in modo ancor più chiaro, il ruolo di un sostituto dell'amicizia umana, un rimedio ad una solitudine ormai divenuta costume universale e non sanata da legami familiari deteriorati. Il film è dolce e ben diretto, il lavoro con la macchina da presa c'e', ma quasi non si nota, come avviene per i grandi registi. Il discorso principale, la solitudine, appare più profondo e sofferto di quanto sembrerebbe ad una visione superficiale e questo è un altro grande merito.

 
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