La mala educación

Regia: Pedro Almodóvar; sceneggiatura: Pedro Almodóvar; interpreti: Gael García Bernal, Fele Martínez, Daniel Giménez Cacho, Lluís Homar, Javier Cámara, Petra Martínez, Nacho Pérez, Raúl García Forneiro; produttori: Agustín Almodóvar, Pedro Almodóvar, Esther García; musiche: Alberto Iglesias; fotografia: José Luis Alcaine; montaggio: José Salcedo; ricerca attori: Joserra Cadiñanos; direttore artistico: Antxón Gómez; costumi: Paco Delgado, Jean-Paul Gaultier; società produttrici: Canal+ España, El Deseo S.A., Televisión Española; nazionalità: Spagna; anno di produzione: 2004; durata: 105 min.

URL:http://www.imdb.com/title/tt0275491/
URL:http://www.lamalaeducacion.com

La mala educación di Pedro Almodóvar é la storia, ambientata all’inizio degli anni ‘60 di due ragazzi, Ignacio ed Enrique, ospiti di un collegio spagnolo. Qui scoprono l’amore e la passione per il cinema. Dirige l’istituto Padre Manolo, che è anche professore di letteratura. La sua posizione gli consente d’essere parte e testimone delle prime pulsioni erotiche dei due giovani. Il trio si ritrova alla fine degli anni 70 e nel 1980. Questo incontro segnerà una sorta di rendiconto fisico e morale per ciascuno di loro. Non mancheranno un paio d’omicidi e qualche colpo di teatro. Il filo conduttore è l’ossessione sessuale che porta a comprendere, se non a giustificare, persino la pedofilia dei religiosi verso i piccoli loro affidati. La tesi che emerge all’interno del film, è che la forza delle pulsioni è talmente alta da sormontare ogni ostacolo, morale e criminale, le si frapponga. Siamo sulla scia, per rimanere nel cinema classico, dei grandi melodrammi di Douglas Sirk volti, in chiave omosessuale e messi al servizio di uno sguardo coloratissimo. L’elemento più interessante del film - non uno dei migliori del regista, ma pur sempre un’opera di gran livello – è in una direzione abile e capace di evitare le non poche trappole di cui è disseminata una sceneggiatura totalmente immersa in una storia dalle tinte forti. Pedro Almodóvar, dimostra, ancora una volta di saper raccontare anche le storie più pruriginose senza cadere nella volgarità o cedere il passo agli effetti grossolani.

 
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