The Interpreter

Regia: Sydney Pollack; sceneggiatura: Martin Stellman, Brian Ward; interpreti: Nicole Kidman, Sean Penn, Catherine Keener, Jesper Christensen, Yvan Attal, Earl Cameron, George Harris, Michael Wright; produttori:  Tim Bevan, G. Mac Brown, Liza Chasin, Eric Fellner, Debra Hayward, Anthony Minghella, Kevin Misher, Nicci Perrow; Sydney Pollack, Michael E. Steele; musica: James Newton, Howard William V. Malpede; fotografia: Darius Khondji; montaggio: William Steinkamp; ricerca attori: Ellen Lewis, Juliet Taylor; scenografo: Jon Hutman; direzione artistica: W. Stev società di produzione: Working Title Films, Misher Films, Mirage Entertainment, Studio Canal; nazionalità: Gran Bretagna, USA, Francia; anno di produzione: 2005; durata: 128 min. 

URL: http://www.imdb.com/title/tt0373926/
URL: http://www.theinterpretermovie.com/
TRAILER

The Interpreter, di Sydney Pollack, si inserisce, a pieno titolo e con grande merito, nel filone del cinema d’azione che coniuga gusto del racconto a chiari intenti civili e politici. Come dire: uno dei generi più nobili del cinema americano Un modello che questo regista ha frequentato con assiduità, come dimostrano Il socio (The Firm, 1993), Havana (1990) e, soprattutto, I tre giorni del Condor (Three Days of the Condor, 1975), alternandolo ad opere sentimentali fra cui primeggia Come eravamo (The Way We Were, 1973) e persino comiche di grande successo (Tootsie, 1982). Questa volta al centro della storia c’è una balla interprete dell’ONU, specializzata nella lingua di un immaginario paese africano, che ascolta casualmente le minacce di morte proferite da due misteriosi individui ai danni di un feroce dittatore, ex liberatore del suo popolo, che si appresta a tenere un discorso alle Nazioni Unite. Il film ruota sulla mancata di ore che separano l’arrivo del controverso personaggio al Palazzo di Vetro e si muove attraverso un continuo ribaltamento di ruoli e situazioni in cui nessuno è ciò che sembra e i fatti hanno un senso ben diverso da quello che sembrerebbero indicare. Il film è costruito magnificamente, con un ritmo che, senza neppure troppo eccedere negli effetti speciali, coinvolge lo spettatore dalla prima all’ultima immagine. La regia procede attraverso un raccontare lineare intessuto di una semplicità che è tutt’altro che semplicismo, bensì capacità profondamente elaborata di racconto. E’ un’opera che ha il profumo dei capolavori di un tempo di cui rinnova, con taglio modernissimo, il ricordo e lo stile.

 
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