Bukowski confessione di un genio

Da testi di Charles Bukowski (1929 - 1994); regia e drammaturgia: Giorgio Gallione; Musiche Velotti - Battisti Jazz Ensamble; canzoni: Giuseppe Fulcheri; luci: Jean Claude Asquié; elementi scenici: Lorenza Gioberti; Costumi: Guido Fiorato; interprete: Alessandro Haber.

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Non è facile affrontare un personaggio complesso e debordante come Charles Bukowski. Immigrato tedesco svolse, per lunghi anni, un oscuro lavoro presso un ufficio postale di Los Angeles scrivendo, nelle opere libere, per periodici semipornografici e raffinate riviste di poesia. In lui la creazione e la vita si saldano in un intrigo d’ubriacature, eccessi vari, disordine personale ed erotico. E’ il cantore di un mondo di disperati, vero midollo spinale mai esibito di una società di lustrini e consumi. I suoi libri e le sue poesie mettono in parallelo degrado e strazio del vivere, eccessi erotici e amore per la natura. Giorgio Gallione ha messo assieme, com’è nel suo stile, brani di poesie, episodi di vita, capitoli di romanzi di quest’autore e ha offerto ad Alessandro Haber una straordinaria occasione per far lavorare il suo genio interpretativo. N’è nato uno spettacolo di grande fascino in cui lo spirito dello scrittore emerge al meglio. Su un palcoscenico disordinatamente ingombro d’oggetti e statuette di gatti – una delle tante amorevoli ossessioni dello scrittore – l’attore si muove in abiti muliebri, si cambia a vista, recita poesie e canta canzoni – di Giuseppe Fulcheri – costruisce pezzo dopo pezzo, un quadro di disperazione e d’aggressività dolorosa, di celato strazio sentimentale. Alessandro Haber è molto bravo e riesce incanalare la sua naturale tendenza al sovratono in un’interpretazione funzionale e perfetta.

 
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