Il diario di Anna Frank

Testo: dal libro omonimo di Anna Frank (1929 - 1945); riduzione di Francesca Goodrich e Albert Hackett; nuovo adattamento di Wendy Kessekman; traduzione Paolo Collo e Alessandra Serra; regia: Stefano massini; scene: Mirco Rocchi; costumi: Micol Joanka Medda; luci Alfredo Piras; musica: Canto della memoria di Moni Ovadia; interpreti: Valentina Arru, Amerigo Fontani, Gilberto Colla, Stefano Gragnani, Beatrice Orlandini, Monica Bauco, Daniele Bonaiuti.

 

Il diario di Anna Frank è una delle testimonianze più strazianti e atroci dei crimini nazifascisti. La minuziosa cronaca fatta da tredicenne dei due anni passati nascosta con altre sette persone in una soffitta di una piccola fabbrica di Amsterdam, unita a ciò che sappiamo sul “dopo”: l’arresto per opera di una pattuglia di poliziotti collaborazionisti e il martirio nel campo di sterminio di Bergen Belsen, tutto questo ha commosso milioni di persone. Il suo diario è stato tradotto in decine di lingue, n’è stato tratto un film, che ha vinto tre Oscar, e alcuni spettacoli teatrali ugualmente acclamate. Stefano Massini ne propone una nuova versione strutturata su due piani. Da un lato, separati da un velo, ci sono gli attori che interpretano i personaggi segregati, dall’altra è lo stesso velario a trasformarsi in schermo e a mostrare brani di cinegiornali che ricordano alcune fra le immagini più angosciose dell’Olocausto. Impossibile non uscirne commossi, anche se, entrando in teatro, già si sapeva. La forza della rappresentazione, unita ai documenti è uno schiaffo alla nostra memoria troppo corta, all’assopirsi della coscienza davanti a un ventre che, per dirla con Bertolt Brecht, è sempre pronto a partorire nuovi mostri, anzi forse già li ha messi in questo mondo. Non c’è voglia di parlare di stile o esprimere giudizi critici di tipo tradizionale. Per una volta vale la pena di lasciar parlare l’emozione pura e una sacrosanta, mai sufficiente indignazione.

 
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