Il mago di Oz

Testo di Lyman Frank Baum (1956 - 1919); adattamento: Frank Gabrielson; adattamento italiano: Filippo Crivelli, Claudia Poggiani; adattamento italiano canzoni: Arianna Bergamaschi, Graziella Caliandro; regia: Filippo Crivelli; musiche e testi: Harold Arlen, E.Y. Harburg; musiche di fondo: Herbert Stothart, coreografie: Abdré De La Roche; scene: Lele Luzzati; costumi Santuzza Calì; arrangiamenti musicali: Valeriano Chiaravalle; luci: Massimo Tommasino; fonico: Franco Del Prete; interpreti: André De La Roche, Arianna, Tony Dallara, Gabriele Villa, Igino Massei, Lajla Iuri, Piero Baldini, Aurora Banfi.

Lyman Frank Baum pubblicò "Il mago di Oz" nel 1900 ed ottenne subito un grande successo imponendosi come un classico della letteratura infantile anglosassone. Quasi quarant'anni dopo, nel 1939, Victor Fleming ne portò sullo schermo una versione che decretò il successo della sedicenne Judy Garland. Il film ebbe due Oscar - a Herbert Stothar per l'adattamento musicale e alla canzone "Over de Rainbow - e raccolse copiosi incassi. La storia è quella dell'undicenne Dorothy che fugge da casa, in un Kansas da operetta, ove crede di essere maltrattata. La ragazzina attraversa il fantastico regno di Oz, sconfigge streghe cattive e magni bizzosi, diventa amica dello spaventapasseri senza cervello, dell'uomo di latta senza cuore e del leone pauroso. Ritorna, infine, alla fattoria natia. La morale, piuttosto corriva, esalta la famiglia come luogo sereno ed ideale, idealizza il paesello quale paradiso in terra, diffida della modernità - l'uomo di latta - in nome dei sentimenti, esalta la volontà individuale. Un classico catalogo di elementi fondanti la cultura profonda americana, che Victor Fleming contraddisse con una scenografia fantastica da cui emerge con forza la bellezza del mondo del sogno. Una contraddizione profonda, ma assai meno fruttuosa, che segna anche il musical diretto da Filippo Crivelli e interpretato da Andrè De La Roche, Arianna e Tony Dall'ara. Qui, purtroppo, la scenografia, deliziosa e sognante, di Lele Luzzati è quasi soffocata da una lettura molto convenzionale e da un'impostazione dal taglio moralista e ben poco ironico.

 

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