La morte e la fanciulla

Testo: Ariel Dorfman (1942); regia: Riccardo Bellandi; elaborazioni visive: Valeria Manari; Elementi scenici e di costume: Monica Baromello; luci: Sandro Sussi; interpreti: Alessandra Schiavoni, Massimo Brizzi, Federico Vanni.

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Ariel Dorfman (1942), scrittore cileno autore di saggi fondamentali sulla funzione ideologica dei fumetti di Walt Disney in America Latina, ha scritto La morte e la fanciulla nel 1992. Da quel testo Roman Polanski trasse, nel 1995, l’omonimo film interpretato da Ben Kingsley e Sigourney Weaver. La storia è suggestiva: una donna, torturata e violentata a lungo dai golpisti che si sono impadroniti del potere in un paese latinoamericano, riconosce nella voce di un ospite occasionale il medico che assistette alle sevizie e approfittò di lei. Il primo impulso è sottoporlo ad eguali umiliazioni, ma poi decide di catturarlo e costringerlo a confessare i suoi crimini. Suo marito, un importante magistrato che sta per assumere la direzione di una commissione incaricata d’indagare sui delitti dei golpisti, diventa una sorta di terzo polo, oscillante fra l’orrore di ciò che viene a sapere, la donna ha raccontato solo una parte di quanto le è accaduto, e il rispetto della legge a cui ha dedicato tutta la vita. Questo testo è stato portato in scena da Riccardo Bellandi con sostanziale fedeltà all’originale e una scenografia più che sobria. La forza dello spettacolo è nel dispiegarsi lento ed inesorabile dell’orrore per ciò che è accaduto e nell’ordinaria normalità dell’esecutore, un fine borghese che ama la musica classica, il titolo è lo stesso di una brano del Quartetto n° 14 in re minore di Franz Schubert (1797-1828) che l’aguzzino faceva suonare mente commetteva le sue turpi violenze. È questa la parte migliore dello spettacolo, mentre la digressione sul tradimento dell’uomo, mentre la donna era sottoposta alle più atroci sevizie, interviene quasi a disturbare la linearità e la forza del racconto. Uno spettacolo forte e compatto, le cui poche sbavature non inquinano un bilancio ampiamente positivo.

 
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