Memorie di un pazzo

Testo: Roberto Lerici da Nikolaj Vasil’evič Gogol’ (1809 – 1852),; regia e interpretazione: Andrea Buscemi

 

Nikolaj Vasil’evič Gogol’ è fra le figure più contraddittorie e ricche della letteratura d’inizio ottocento. E’ un autore raffinato e originale che raccontò con uno stile fantastico, realistico e ironico le miserie e i drammi della borghesia e la nobiltà russe. Il suo romanzo Le anime morte (1842), il racconto Il cappotto e il testo teatrale L’ispettore generale sono altrettanti pilastri della cultura del diciannovesimo secolo. Lo stesso può dirsi de Le memorie di un pazzo, comparso nel 1836 fra i Racconti Pietroburghesi. Vi si descrive, in forma di diario diviso in venti giornate, la progressiva discesa nella follia di un impiegatuccio ministeriale oppresso da rancori verso i colleghi, crisi d’autoesaltazione, delusioni d’amori impossibili. La parte finale, in cui è raccontato “in soggettiva”, l’orrore e la violenza del manicomio, è quella più commuovente e di lucida denuncia. Roberto Lerici, di cui ricorre quest’anno il decennale dalla morte, ha tratto da queste pagine un monologo teatrale che Andrea Buscami propone, sino a domenica, al Teatro Garage. Il finale offre il momento più interessante e originale dell’intera operazione. In pratica è l’aggiunta di una scena al testo gogoliano. Il demente, che si era rinchiuso in una sorta di ritorno nel ventre materno per sfuggire alle botte, si rialza e si veste con studiata lentezza, come nella prima scena, per andare al lavoro. Sta per uscire, ma ritorna indietro e pronuncia un’ultima battuta, “Si dice che il re di Francia abbia un porro sotto il naso grande come un fungo”, che lo fa ripiombare della pazzia. Questa aggiunta configura tutto ciò a cui abbiamo assistito come una sorta d’incubo che s’intreccia talmente alla vita reale da darle un sapore di terribile pazzia. E’ una lettura nuova che salda la cupa visione della follia crescente con un lucido discorso sulla disumanità del vivere sociale. Andrea Buscami è il perno e la carta vincente dell’intera operazione. La sua recitazione, stralunata e dolorosa, è un piccolo capolavoro di precisione e toccante umanità.

 
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