Ristorante immortale

Opera teatrale creata e interpretata da Paco Gonzalez, Vjorn Leese, Priska Elmiger, Hajo Schuler, Michael Vogel.

Non è la prima volta che un ristorante è utilizzato quale metafora della vita. Si pensi, solo per rimanere ai film, a "La cena" di Ettore Scola o a "The Big Night" di Stanley Tucci e Campbell Scott. I maggiori elementi d'originalità di "Ristorante immortale" sono la scelta di realizzare uno spettacolo senza dialoghi e nel coprire il volto degli attori con grandi maschere nasute. Privare la scena di due elementi fondamentali, quali la voce e il volto, è sfida non da poco. Il gruppo tedesco Floz la vince alla grande, con una proposta che mescola divertimento, gag irresistibili, metafora esistenziale e malinconia. Quattro addetti alla sala e una cuoca si apprestano a predisporre un ristorante per l'arrivo di clienti che non giungeranno mai. La cosa non impedirà che si scatenino piccole guerre, congiure, lotte di potere e, alla fine una vera e propria rivolta. C'è la cuoca irascibile che si chiude in cucina e non lascia entrare nessuno, il maitre dispotico, il giovane cameriere ruffiano, vanitoso e carrierista, il collega - ultimo arrivato - nevrotico e geniale, il vecchio servitore lento e disilluso. Un piccolo universo pervaso di furore e tristezza che approda a un brano memorabile: la morte del vecchio che, almeno in cielo, trova qualcuno cui dar da mangiare, gli uccelli. Uno spettacolo bello e commuovente, da non perdere.

 
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