Uno sguardo dal ponte

Testo di Arthur Miller ( ); regia: Giuseppe Patroni Griffi; scene e costumi: Aldo Terlizzi; luci:Luigi Ascione; direttore allestimenti scenici: Francesca Cannavò; movimenti coreografici: Rita Colosi; interpreti: Sebastiano Lo Monaco, Marina Biondi, Alfonso Liguori, Melania Gilio, Michele Riondino, Giuseppe Zeno;  produzione Teatro di Messina Ente Autonomo Regionale; stagione teatrale 2002 - 2003.

  URL: http://www.ilrossetti.it/Stagione_03_04/02Unosguardodalponte.htm

Uno sguardo dal ponte è, fra i testi d’Arthur Miller, quello più noto. Presentato in prima a New York nel 1955 è stato ripreso molte volte. In Italia esordì nel 1958, con un’indimenticabile regia di Luchino Visconti, fu ripreso nel 1966 da Tino Buazzelli, 1967 con Raf Vallone regista e interprete, nel 1984 e nel 1995. Nel 1962 n’è stato tratto un film diretto da Sidney Lumet, nel 1961 Renzo Rossellini ne ha preso spunto per un’opra musicale e Claudio Pino per uno sceneggiato televisivo andato in onda nel 1973. L’impianto base del testo la somma fra situazioni da teatro tragico greco e connotazioni realiste. Appartiene alle prime la figura dell’avvocato, con funzione di coro, che commenta la vicenda dall’esterno, fa parte delle seconde il riferimento ad un ambiente popolare, quello degli scaricatori italoamericani che lavorano nel porto di New York, e la storia dell’amore, quasi incestuoso, di Eddie Carbone per la nipote Catherine, da lui allevata come una figlia. L’arrivo di due parenti siciliani, immigrati clandestini, e la relazione che sboccia fra uno di loro e la ragazza, originerà una tragedia dalle tinte fosche, intrisa di delazione e morte. Giuseppe Patroni Griffi propone ora una versione del testo, in scena al Teatro della Corte sino a domenica 2 novembre, per molti versi sconcertante. La chiave principale dello spettacolo è un’esasperata sicilianità, spinta sino a sfiorare la farsa. Questi scaricatori sembrano uscire più da un film con Franchi e Ingrassia che da una tragedia classica. I loro gesti, il modo di parlare, il gioco di battute e ammiccamenti inclinano verso il varietà televisivo. Sebastiano Lo Monaco, nei panni d’Eddie, si muove di conseguenza, con vezzi e istrionismi che sfiorano la macchietta. E’ un’operazione difficilmente comprensibile, ancor meno apprezzabile e questo ad onta delle buone intenzioni di socialità sbandierate dal programma di scena.

 
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